Facebook ultima spiaggia per le lingue antiche. La battaglia vinta dai còrsi

Facebook ultima spiaggia per le lingue antiche. La battaglia vinta dai còrsi

Le traduzioni del social a disposizione degli utenti sono ormai 101. Oltre, dal cherokee all’yiddish, arriveranno còrso, maltese e fula. L’attore e performer virale Edoardo Mecca: “Arricchiscono il dibattito, danno curiosità ai giovani sulle loro culture”.

DAVVERO il futuro delle lingue e dei dialetti in pericolo d’estinzione passa da un Like? Stando alle battaglie degli ultimi mesi, come quella vinta dai sardi che hanno la loro versione di Facebook dallo scorso luglio, sembrerebbe proprio di sì. A rinfrancare le speranze delle comunità internazionali che vedono il proprio idioma minacciato c’è anche la recentissima vittoria dei parlanti còrsi. Il primo passo, due anni fa, fu l’impegno di una mezza dozzina di persone coordinate da Vannina Bernard-Leoni dell’università di Corsica per tradurre buona parte dei termini inglesi più utilizzati sulla versione americana di Facebook. Da “Friend” a “Invite” passando per “Condividi” o per il buon vecchio “Poke”, diventato “Stuzzicà”. Solo il calcio d’inizio di un percorso durato molti mesi e che ha coinvolto circa duemila persone, impegnate a ribaltare l’intero vocabolario del social network più famoso e popolato del mondo.

Il risultato è stato raggiunto. Da giovedì scorso, fra l’altro in occasione dell’International Translation Day, la piattaforma di Menlo Park è appunto navigabile in còrso e in altre due lingue, maltese e fula, una lingua dell’Africa occidentale parlata in otto Paesi, dal Benin alla Nigeria. La disponibilità complessiva è ora a 101 opzioni. Certo, se si considera che secondo l’Unesco delle 6mila lingue parlate nel mondo la metà è considerata in pericolo il lavoro sembra titanico. Ce ne sono anche in Europa, lo racconta l’Atlante mondiale delle lingue a rischio consultabile anche online: limitandoci alla categoria più leggera, quella delle lingue considerate “vulnerabili”, l’organizzazione delle Nazioni Unite infila il siciliano, il basso sassone, il latgaliano o il ruteno. Tuttavia in particolare per quelle ad altissimo rischio, quelle cioè che i bambini non imparano più da piccoli, l’impegno di una piattaforma come Facebook va oltre il dato concreto per farsi elemento simbolico di sensibilizzazione. L’idea è gettare un amo alle generazioni più giovani, puntando sulla fascinazione per la riscoperta delle proprie origini.

“Tradizione, cultura, opinioni diverse: c’è così tanto che passa attraverso la lingua che è vitale trasportare questi idiomi in pericolo su Facebook. L’obiettivo è sempre quello di aprire la comunicazione e connettere più persone” spiegano dal gruppo californiano. D’altronde, sulla piattaforma va fortissimo anche la possibilità di traduzione dei post, con oltre due miliardi di testi al giorno. Delle 101 lingue in cui il sito è disponibile nove appartengono alla categoria di quelle a maggior rischio di sparizione: ci sono il basco, il gallese, il berbero ma anche il faroese parlato da 66mila persone, in buona parte alle danesi isole Fær Øer. Altrettante sbarcheranno fra le 40 nuove in elaborazione, ci si sta già lavorando: fra queste il cherokee, parlata da neanche 20mila persone, e l’yiddish.

Interessante anche il modo in cui ci si arriva, a questi risultati. Tramite una sorta di crowdsourcing dei parlanti che, di solito dopo una prima mobilitazione spontanea attraverso i gruppi come accaduto con il còrso, possono collaborare attraverso un’applicazione dedicata. Ovviamente insieme a una squadra di ingegneri ed esperti, il Facebook Translation Team, che lavora con le comunità e scrive codice in grado di supportare le diverse variazioni. “Non è il tipo di business che porta ricavi – ha spiegato alla Cnn Iris Orriss, direttore dell’internazionalizzazione e localizzazione di Facebook – la missione del social è consentire alle persone di condividere e rendere il mondo più aperto. La lingua fa parte di questo percorso”.

“Proporre Facebook nei dialetti regionali o in lingue in pericolo è un’iniziativa positiva – racconta lo scoppiettante Edoardo Mecca, 29enne attore, regista e imitatore protagonista lo scorso anno di un video virale sui social network nel quale in pochi minuti affronta tutti i dialetti italiani – certo si tratta di decisioni simboliche ma credo possa servire specialmente alle nuove generazioni. Insomma, in un periodo in cui Facebook ci toglie spesso la curiosità di approfondire le cose, sapere che persone da comunità tanto diverse e magari piccole hanno l’opportunità di dire la loro e di interagire con noi è senz’altro stimolante”. Un Facebook plurilingue, insomma, è un Facebook più ricco e divertente: “Tutto quello che riguarda la cultura va nella giusta direzione – aggiunge l’artista torinese che vive a Roma, social star da 545mila fan su Facebook con uno spettacolo teatrale in cantiere e tante apparizioni in tv – fra l’altro, dal mio punto di vista, dialetti e lingue forniscono gestualità e movimenti nuovi e diversi dai quali soni in grado di arricchirmi. Insomma, puntare a coinvolgere chi rimarrebbe tagliato fuori con un occhio ai ragazzi è una cosa molto utile e bella”. E se volete richiederne una nuova di zecca, di lingua o dialetto, potete farlo attraverso questo modulo: chissà che non possa essere la 102esima.

Fonte: Repubblica

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