Fin dal primo istante in cui viene al mondo, ogni singolo essere umano è sottoposto costantemente a degli stimoli linguistici. Ciò comporta, a livello mentale, sforzo e attenzione costanti, dei quali i neonati non si rendono conto né sono consapevoli: l’attività cerebrale dei più piccoli, quindi, prosegue e si sviluppa in maniera automatica, quantomeno durante i primi anni di vita. In questo frangente, gli impulsi scritti e orali ricevuti dal punto di vista idiomatico sono recepiti dal cervello secondo un preciso meccanismo. Poiché sarebbe impossibile rielaborare tutto, infatti, la mente opera una selezione, memorizzando per prima cosa gli input che si ripresentano con una certa regolarità, in corrispondenza di specifici eventi, contesti o momenti della giornata. Com’è possibile, allora, che i bambini imparino la grammatica il più delle volte in modo spontaneo e autonomo?
Ebbene, il punto di partenza coincide proprio con la memorizzazione di alcune costanti nel codice linguistico parlato da chi circonda i più piccoli. Facendosi forte di alcuni accostamenti di termini, o di altre strutture utilizzate raramente e solo in specifici casi, la mente umana assimila le regole naturalmente, senza averle mai imparate né conosciute in maniera sistematica e teorica. L’unico punto di riferimento è, infatti, l’idioma parlato in sua presenza, che di conseguenza ha una forte influenza sulle competenze che il bambino sarà portato a sviluppare o meno nel corso dell’infanzia.
Totalmente diverso è, com’è noto, lo studio della grammatica da parte degli adulti. Che si tratti della propria lingua madre o di una straniera, i prerequisiti già conosciuti comportano la costruzione di premesse grammaticali, di aspettative mentali di tipo logico-deduttivo e, per contro, una maggiore resistenza a memorizzare quanto prima era sconosciuto, motivo per cui per i più grandi è sempre necessario comprendere razionalmente e memorizzare, per essere capaci di interiorizzare e riprodurre una regola. In tale circostanza, infatti, a registrare le nozioni sono differenti aree cerebrali, che poi si attivano nel momento in cui il materiale deve essere rielaborato: l’operazione può avvenire per più aree contemporaneamente, se le regole sono complesse, oppure riguardare solo alcune di esse. In ogni caso, risulta decisamente più complesso un apprendimento per assorbimento passivo e per imitazione, cosicché esistono paradigmi creati appositamente sulla base della propria fascia di età e di altre caratteristiche, perché la memorizzazione e comprensione venga facilitata.
Nel contempo, rimane affascinante e in parte misteriosa la capacità dei più piccoli di reagire con metodi totalmente diversi all’approccio linguistico, a tal punto da generare talvolta stupore e difficoltà di comprensione anche da parte dei più esperti: nessuno in età adulta, infatti, sarebbe capace di assimilare un intero sistema grammatica con la rapidità e scioltezza di un bambino, per quanto quest’ultimo ignori i motivi che stanno alla base dell’una o dell’altra regola. Ecco uno dei contesti in cui calzerebbe a pennello parlare di «fortuna del principiante»…
Fonte: Voci di Città