Quali sono le lingue più facili per un italiano?

Man Reading Book and Sitting on Bookshelf in LibraryImpossibile stilare un elenco delle lingue più semplici da imparare in senso assoluto: la difficoltà di un idioma, infatti, è misurabile solo nel confronto con la propria lingua di origine. Se il gruppo linguistico cui le due parlate appartengono è lo stesso o è stato influenzato dalle medesime popolazioni, è probabile che la struttura grammaticale e/o parte del lessico dei due idiomi si assomiglino. Maggiore è il divario fra gruppi e aree geografiche, invece, maggiore tenderà ad essere la difficoltà di apprendimento, fermo restando che le predisposizioni individuali, le lingue straniere già note e un interesse specifico possano influire positivamente anche nello studio delle parlate ritenute comunemente più complesse di altre.

Per un parlante nativo italiano medio, in ogni caso, una delle lingue più facilmente comprensibili è lo spagnolo. Attenzione, però: un semplice intendimento passivo non coincide con una facile produzione attiva, sia nello scritto che nell’orale. Per quanto il lessico spagnolo e la costruzione dei periodi siano molto vicini all’italiano e in parte al latino, infatti, la grammatica, l’ortografia, l’accentazione e la coniugazione dei verbi differiscono in numerosi punti essenziali, così da rendere l’apprendimento agevolato per determinate ragioni e quasi “ostacolato” dalle proprie conoscenze native per altri versi.

gruppi-linguisticiMeno immediato può risultare, invece, l’apprendimento di portoghese, francese e rumeno, le quali, sebbene lingue neolatine e obiettivamente “cugine” fra di loro, sono caratterizzate da una pronuncia e da un’evoluzione lessicale tali da creare un certo divario fra la lingua del “sì” e queste ultime. Tutt’e tre, inoltre, presentano delle notevoli differenze diatopiche e diastratiche, ovvero basate sul luogo in cui sono diffuse (il francese del Canada non è il francese parigino, così come il portoghese brasiliano è tutt’altro rispetto al portoghese di Lisbona; idem per il rumeno, che si suddivide in almeno 5 varianti ufficialmente riconosciute) e sull’estrazione sociale dei parlanti (il francese familiare è una lingua a sé stante, così come quello svizzero; idem per il rumeno appreso in madrepatria o all’estero).

Se si considera che gran parte della popolazione italiana mastica – in maniera più o meno abile – l’inglese, è da prendere in considerazione la possibilità di cimentarsi con il tedesco senza eccessive difficoltà. Nonostante i numerosi pregiudizi sull’asprezza di tale idioma e sulla complessità della sua grammatica, pronuncia e ortografia sono piuttosto semplici da memorizzare, il lessico è in gran parte simile a quello inglese e, una volta imparato il meccanismo che regola declinazione nominale e aggettivale e coniugazione verbale, parlare il tedesco diventa più una questione di logica e di corretta posizione lessematica all’interno di una frase, che una questione di superamento di difficoltà. Pensare in inglese, apprendere in fretta i vocaboli e seguire le regole come vere e proprie formule matematiche rende la lingua tutt’altro che impossibile.

studiare-lingueLingue mediamente semplici sono spesso anche le creole, cioè originate dalla fusione di almeno due idiomi diversi, spesso di famiglia indoeuropea: molte sono le lingue creole nate nelle ex colonie dell’impero britannico e di potenze quali l’Olanda, la Francia, la Spagna e il Portogallo, specialmente nel continente asiatico e africano. I suddetti idiomi mescolano spesso parole originarie di entrambe le lingue di influenza e non si basano su una grammatica rigida e normativizzata, motivo per cui conoscere una o due lingue europee consente facilmente l’accesso a simili parlate. Ne sono un esempio le lingue parlate nelle isole Mauritius, alle Seychelles, ad Haiti, nella Réunion, nelle Antille, in Louisiana, in Camerun, in Giamaica, alle Barbados, alle Hawaii, in Costa Rica, in Nicaragua, in Honduras, a Capo Verde, in Papua Nuova Guinea, nelle Filippine, in Colombia e a Gibilterra.

Quali sono, invece, le lingue più ardue da imparare per un italiano? Pochi dubbi riguardo agli idiomi alfabeticamente lontani: giapponese, cantonese, mandarino, coreano, arabo e – in parte – russo. Oltre ad un sistema linguistico spesso diversissimo, infatti, questi aggiungono una difficoltà ortografica non indifferente, per un parlante abituato ai caratteri latini. Tuttavia, anche lingue apparentemente più vicine a quella dello Stivale possono rivelarsi, a dispetto delle apparenze, di lento e faticoso apprendimento: fra le più complesse al mondo, l’ungherese, lo slovacco e il ceco. Lingue nordiche quali svedese, norvegese e danese (molto simili fra di loro) sono, invece, accessibili a chi padroneggia già il gruppo germanico; in caso contrario, sono anch’esse molto difficili. Idem per il greco moderno: forse, conoscendo il greco antico, lo studio diventa meno gravoso, altrimenti impararlo è una vera e propria impresa, press’a poco al pari dell’armeno, del turco e dell’ebraico. Non fanno differenza persiano, vietnamita, macedone e albanese.

LeggereLa lista potrebbe proseguire ancora, tuttavia ciò sembrerebbe forse voler sconfortare chi ha intenzione di cimentarsi con un idioma che non sia fra i pochi menzionati come di facile approccio. Per tale motivo è bene ricordare fino a che punto le motivazioni personali e le proprie capacità innate giochino un ruolo a dir poco discriminante. Per di più, ci si può incoraggiare considerando che, una volta imparata una lingua dalla forte influenza e/o somiglianza con altre all’interno del medesimo gruppo linguistico, apprendere gli idiomi ad essa affini è di certo meno oneroso. È il caso delle lingue slave, una volta conosciuto il russo, o dei suddetti norvegese e danese, se è già noto lo svedese. Anche l’afrikaans risulta semplice, se si padroneggiano tedesco e olandese, o kazako e uzbeco, quando già si parlano turco e mongolo. Perfino ungherese, finlandese ed estone hanno molto in comune, pur non appartenendo a territori confinanti, poiché tutt’e tre facenti parte delle lingue uralo-altaiche. Insomma, darsi alla scoperta di idiomi stranieri vicini o lontani è meno audace di quanto sembrerebbe: una lingua tira l’altra, più ne si mastica e più ne si continua a voler masticare con facilità e interesse crescenti.

Fonte: Voci di Città

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