La mappa delle lingue che vogliamo imparare

Secondo il sito Duolingo, tutto il mondo vuole parlare inglese (ed è normale). Meno chiaro è perché gli svedesi vogliano imparare lo svedese e gli iraniani il tedesco.

 

Non arriva come una sorpresa, ma la lingua più studiata al mondo è l’inglese. Non è strano e lo conferma, oltre al senso comune e ad altre ricerche più accademiche, anche Duolingo, il sito per imparare nuove lingue.

Con uno studio condotto sui suoi (autodichiarati) 120mila utenti, il sito ha scoperto che l’inglese stravince più o meno ovunque. Perfino negli Usa, dove dovrebbe essere anche la lingua ufficiale, – ma il tasso di immigrazione molto alto fa sì che anche lì siano in molti a studiarlo. In totale, circa il 53% degli utenti studia inglese, ed è la prima lingua in tutto il mondo. Dopo le figure di Renzi, l’Italia ha preso la cosa sul serio: quasi tutti gli utenti si sono dedicati alla lingua di Shakespeare. Nella mappa qui sotto (tonalità molto scura) lo si vede bene.

Mpl Fig3 Eng

Ma dalla ricerca sono saltate fuori anche altre cose. Che il francese, ad esempio, dopo essere stato scalzato dall’inglese viene superato, adesso, anche dallo spagnolo: il punteggio è di 13% (francese) contro il 17% (spagnolo). È la fine della grandeur.

Si vede anche che in Svezia il 27% degli svedesi si dedica… allo svedese. Com’è possibile? Anche qui, tutto spiegato con il flusso di immigrati – un’impennata negli ultimi anni ha portato nuovi utenti a Duolingo e nuovi cittadini a Stoccolma. Il tedesco invece, è molto popolare in Bosnia ed Erzegovina, va alla grande in Namibia (l’antico spettro della colonizzazione) e in Iran (dove è addirittura secondo). Bene anche in Indonesia. In questo caso, è tutta una questione di economia e commerci.

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Per l’Italiano, c’è poca gloria. Si può ringraziare però la popolazione argentina. Qui l’11% degli utenti ha scelto di studiare italiano, per ricostruire – si suppone – l’antico legame che lega i due Paesi, uniti da una lunga storia di immigrazione che ha attraversato il XIX e il XX secolo: contadini, gerarchi e antenati di Bergoglio.

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Fonte: linkiesta.it

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