Il bilinguismo? Un vantaggio! Si impara meglio fin da piccoli.

Uno studio rivela che se mamma e papà parlano lingue diverse il bambino sviluppa capacità cognitive migliori rispetto ai coetanei monolingue.

CRESCERE in una casa in cui si parlano due lingue avvantaggia il bambino, che non solo impara fin da piccolo a cavarsela fra quella di mamma e quella di papà nello stesso tempo in cui i suoi coetanei ne imparano solo una, ma acquista anche una marcia in più: le sue capacità cognitive sono più agili rispetto a quelle dei suoi coetanei monolingue.
E’ la conclusione di uno studio pubblicato su PNAS e condotto dal professor Jacques Mehler insieme ad Agnes Kovacs della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. I bambini esposti a due lingue, fin da piccoli sviluppano strategie di apprendimento più flessibili. E a un anno sono in grado di imparare in maniera più veloce ed elaborata rispetto ai bambini della stessa età che di lingue ne ascoltano solo una. In particolare, vivere a fianco di mamma e papà ad esempio inglese ed italiano o spagnola e tedesco, migliora nei piccoli le funzioni esecutive, processi fondamentali per eseguire compiti non solo verbali, ma di gestione e pianificazione di attività e coordinazione delle azioni.

Da anni il professor Mehler, direttore del laboratorio Linguaggio, cognizione e sviluppo della SISSA, studia la plasticità del cervello, che permette di imparare due o più lingue. In questo studio sono stati osservati bambini di 12 mesi – sei bilingue, sei monolingue – impegnati in un compito che richiede il controllo delle funzioni esecutive, ed i risultati dei due gruppi sono stati messi a confronto. Sottoposti a stimoli sonori sotto forma di parole differenti, con strutture differenti, i bambini dovevano capire in quale lato dello schermo di un computer sarebbe comparsa la figura di un pupazzo, che attraeva la loro attenzione: a certe parole il pupazzo appariva a destra, ad altre a sinistra. I bilingue hanno dimostrato di capire subito il trucco e hanno risposto bene e rapidamente, mentre i loro coetanei monolingue hanno fatto più fatica ad associare la differenza fra le parole al alto in cui sarebbe spuntato il pupazzo.

Ancora prima di parlare, un bambino esposto a due idiomi dalla nascita sa distinguere la lingua materna da quella paterna ed apprende regolarità linguistiche più in fretta rispetto ad un bambino monolingue“, spiega il professor Mehler. Il suo cervello, infatti, “è più duttile perché è più allenato a distinguere fra stimoli provenienti da lingue diverse, senza che queste interferiscano fra di loro“.

In precedenza, il professore e colleghi avevano studiato il comportamento di bambini monolingue e bilingue di sette mesi, osservando che già a questa età i secondi mostravano abilità cognitive di controllo superiori rispetto ai primi. Ora la ricerca su Science dimostra che ad un anno il cervello di un bambino cresciuto in un ambiente bilingue sviluppa funzioni esecutive accresciute. Attenzione, però: “Questo non significa essere più intelligenti, solo più allenati: una competenza che in qualche modo i bilingue acquisiscono passivamente“, chiarisce Mehler.

Il cervello umano ha, entro certi limiti, un’enorme plasticità e non si confonde di fronte a stimoli diversi. Dai 7 ai 12 mesi c’è un progresso, e un bambino bilingue impara a gestire con successo compiti più complessi, ad acquisire e distinguere strutture linguistiche diverse e monitorarle simultaneamente in modo più efficace rispetto ad un coetaneo monolingue“, conclude Mehler. Va aggiunto, però, che “se il vantaggio è evidente in tenera età, ai monolingue non mancheranno più avanti con gli anni le occasioni per recuperare e colmare il dislivello“.

 

 

Fonte: Repubblica.it

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