Curriculum, sulla lingua non tutti dicono la verità

Sulle conoscenze di una lingua straniera si mente di meno nei curricula rispetto al 2016 e solo un 15% esagera le proprie skills linguistiche. E lavorare all’estero è un desiderio forte soprattutto per gli italiani. E’ quanto emerge da una survey condotta da Babbel, la app per parlare le lingue da subito.

Lavoro, padronanza delle lingue straniere e carriera corrono sempre più di pari passo. Avere skills linguistiche non solo è un plus a livello personale, ma anche una necessità nel mondo del lavoro, una conoscenza importante richiesta dalle aziende in grado di aprire più opportunità ed evitare che ci siano occasioni perse.

Ad imparare più lingue per motivi professionali sono soprattutto svizzeri, spagnoli e italiani. Ma iniziare a studiare una lingua per motivi lavorativi sembra essere una necessità comune per quasi tutte le nazionalità e il binomio lingua-carriera rimane forte. Ne ha sentito l’esigenza il 55% degli svizzeri, il 49% degli spagnoli e il 44% degli italiani. Solo gli inglesi non sono così spinti da questa motivazione (16%). Ma, del resto, partono avvantaggiati.

Inoltre, tra i lavoratori, il 55% degli italiani dichiara di dover avere abilità linguistiche in una lingua straniera nel proprio lavoro, soprattutto considerando l’inglese (85%) e in seconda battuta il francese (29%); così come il 56% degli austriaci considerando l’inglese (96%) e in seconda battuta il francese (21%); il 53% degli svizzeri considerando l’inglese (85%), il francese (69%) e l’italiano (40%); il 43% degli spagnoli considerando l’inglese (68%) e in seconda battuta il francese (32%).

Gli italiani studiano di più per ragioni lavorative l’inglese (77%), il francese (30%) e il tedesco (21%); gli spagnoli l’inglese (70%), il francese (34%) e il tedesco (11%); i tedeschi l’inglese (81%), il francese (37%) e lo spagnolo (17%) e, subito dopo, il russo (11%). Gli inglesi mostrano particolare interesse per il francese (38%), il tedesco (35%) e l’italiano (14%).

La mancanza di conoscenza delle lingue straniere, significa, comunque, per tutti occasioni perse di lavoro. Il 36% degli italiani dichiara di aver rinunciato a candidarsi a una posizione lavorativa in cui veniva richiesta una lingua straniera non conosciuta. Stessa sorte per il 41% degli spagnoli e il 32% dei francesi. E’ andata un po’ meglio per i tedeschi con il 19% delle rinunce.

Ma non solo: il 20% degli italiani e il 19% degli spagnoli sostiene anche di aver fallito in un processo di recruitment proprio per non essere stato in grado di sostenere un colloquio in lingua.

Detto questo, la consapevolezza di limiti e capacità è diventata più sincera. Se nel 2016 – considerando i sondaggi condotti da Babbel e Openjometis – era emerso che oltre la metà dei candidati tendeva a sopravvalutare le proprie conoscenze linguistiche, con un 58% che dichiarava capacità superiori a quelle effettive per lo più nei curricula, ora il trend sembra essere cambiato e lasciare spazio a una maggiore consapevolezza e sincerità. Solo un 15% di italiani ha dichiarato, infatti, di aver esagerato le proprie skills linguistiche. Stessa sorte anche per i francesi (15%) e i tedeschi con un 11%. Leggermente più ‘mentitori’ gli spagnoli (18%).

Lavorare all’estero per un periodo sembra essere una di quelle esperienze da fare a tutti i costi, magari per acquisire maggiori consapevolezze, almeno per il 75% degli italiani, la percentuale più alta se si considerano anche gli altri Paesi europei. A seguire gli austriaci (58%), gli svizzeri (55%) a pari merito con gli spagnoli (55%). Poco interesse a un’esperienza di questo tipo invece per i cugini d’oltralpe (39%).

Fonte: adnkronos

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