ROMA – La festa nel borgo più caratteristico o il ristorantino con il miglior rapporto qualità prezzo sono soltanto due tra le cose che si rimpiange di aver mancato durante la vacanza. E di cui spesso, se si è stati all’estero, si sarebbe venuti a conoscenza se si fosse parlata la lingua del posto. Sono il 69 per cento degli italiani, intervistati da un sondaggio promosso da Airbnb e Babbella app per imparare le lingue, a rammaricarsi di non aver dedicato del tempo allo studio delle lingue prima di mettersi in viaggio. Il sondaggio internazionale, con oltre 17.500 intervistati, ha però sfatato il luogo comune degli italiani  capaci di esprimersi soltanto nel loro idioma, perché sono i francesi a detenere il primato dei pentiti, con il 90 per cento di intervistati che sente di aver perso qualcosa a non poter comunicare con i locali.

Nel dettaglio, tra gli italiani che hanno risposto alle domande del questionario, il 54 per cento si rammarica di non aver potuto interagire con la gente del posto, e il 15 per cento di non aver così ottenuto informazioni rilevanti e sconosciute ai visitatori. Infine, il 10 per cento ritiene che se avesse parlato la lingua locale avrebbe potuto partecipare a eventi culturali.

Oltre ai rimpianti per le occasioni mancate ci sono anche i contrattempi, con un terzo degli intervistati italiani (63 per cento) che si è infatti trovato in situazioni imbarazzanti o è rimasto coinvolto in equivoci, talvolta divertenti, ma spesso anche spiacevoli, perché non sapeva parlare le lingue. È poi a tavola che non saper leggere il menù, o avere a disposizione soltanto una traduzione lacunosa crea più problemi, tanto che più della metà (il 56 per cento), si è trovato davanti un piatto rivelatosi diverso da quel che pensava di aver ordinato. E la tecnologia non sempre è sufficiente, così non bastano i gps a compensare le difficoltà di comunicazione e il 56 per cento degli intervistati è finito in posti sconosciuti dal punto di vista turistico oppure diversi dalla meta desiderata.

E se, come dicono gli irlandesi, si può dire di saper parlare una lingua quando si riesce a usarla per sedurre una persona, il 7 per cento degli intervistati ha affermato che è incappato in fraintendimenti accendendo involontariamente passioni oppure constatando di non saper flirtare, perché nonostante gli sforzi fatti la persona che avrebbe voluto conoscere meglio ha mostrato totale disinteresse di fronte ai suoi tentativi di comunicare.

Il viaggio e gli inconvenienti sperimentati sono però fonte di buone propositi, così il 95 per cento inizia a impegnarsi nello studio di una lingua straniera una volta tornato a casa, proprio perché, afferma il 78 per cento degli intervistati italiani, non vuole più perdere l’occasione di vivere al meglio una vacanza. Chi si cimenta nell’imparare una nuova lingua ha obiettivi ben precisi e nel 56 per cento dei casi punta ad acquisire le competenze di base per avere informazioni sui mezzi di trasporto, sul cibo e sul ristorante. Soltanto il 17 per cento pensa al galateo e vuole acquisire maggiore padronanza delle frasi di cortesia. Sugli obiettivi da raggiungere con lo studio delle lingue per viaggiare c’è poca differenza tra le risposte di italiani, francesi, tedeschi e inglesi, salvo che i turisti dal Regno Unito sentono più l’esigenza di esprimersi con frasi educate (38 per cento) e i tedeschi mettono al primo posto riuscire ad avere un buon pasto.