Le parole intraducibili della felicità in ogni lingua del mondo

FreedomAlcuni termini sono difficili, se non impossibili, da tradurre da una lingua all’altra, in particolare quando il loro significato ha a che fare con la sfera delle emozioni umane. Deve saperlo bene anche Tim Lomas, docente di psicologia positiva applicata presso la East London University, sebbene sia stato un episodio nella fattispecie ad averlo fatto riflettere sul potenziale di questo dato di fatto. Un anno fa, in Florida, il docente era presente alla quarta edizione dell’International Positive Psychology Association di Orlando e ha ascoltato un intervento di Emilia Lahti, ricercatrice di Helsinki, durante il quale la finlandese si è soffermata sul senso del termine sisu, in italiano approsimabile alla resilienzauna dote interiore che consente di affrontare le difficoltà senza aspettarsi nulla in cambio, con grinta e perseveranza. Prendendo spunto da tale discorso, Lomas ha poi pensato di «portare la ricerca in un nuovo inesplorato territorio, verso una lessicografia cross-culturale positiva».

In particolare, il docente ha deciso di mettere a punto il Positive Lexicography Project, che contiene un vasto e sempre aggiornato glossario multilingue, dedicato a tutti i lemmi intraducibili che sono riconducibili allo stato d’animo della felicità. L’iniziativa comprendeva inizialmente 216 voci provenienti da 49 idiomi, mentre ad oggi si è già arrivati a 400 voci e a 62 idiomi, nel tentativo di ampliare sempre di più la gamma di espressioni con cui parlare di emozioni e sensazioni del cuore. Così, Lomas, che dice di sé che «in un’altra vita doveva essere un cantante in una band ska, un infermiere di psichiatria e un insegnate di inglese in Cina», in questa esistenza si sta dedicando all’ampliamento dell’esperienza soggettiva del benessere, comunicando anche a chi conosce una sola lingua, numerosi modi in cui può essere descritto quel che di positivo e piacevole si percepisce. Fra le tante accezioni internazionali con cui si può coniare il proprio star bene con sé stessi e con gli altri, eccone alcuni che hanno colpito tante riviste – tra le quali Focus, alla quale ci rifacciamo.

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  • Mamihlapinatapei: uno sguardo tra persone che esprime tacito e reciproco desiderio (lingua yagán, Terra del Fuoco, Sudamerica).
  • Dadirri: l’atto profondo e spirituale di un ascolto riflessivo e rispettoso (lingua aborigena australiana).
  • Utepils: una birra gustata all’aperto, soprattutto nel primo giorno caldo dell’anno (norvegese).
  •  Heimat: un affetto radicato per un luogo nei confronti del quale si prova un forte senso di appartenenza (tedesco).
  • Queesting: permettere a qualcuno che si ama di entrare nel proprio letto per chiacchierare (olandese).
  • Aware: la sensazione dolceamara generata da un breve, caduco momento di trascendentale bellezza (giapponese).
  • Desenrascanço: l’abilità di cavarsi d’impiccio con stile, con una soluzione improvvisata (portoghese).
  • Mbuki-mvuki: lasciar cadere i vestiti per danzare senza inibizioni (lingua bantu africana).
  • Thróisma: il suono del vento che mormora tra gli alberi (greco).
  • Gigil: l’urgenza irresistibile di pizzicare o stringere qualcuno di amato (lingua tagalog, Filippine).

 

Fonte: Voci di Città

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