“Che fortuna! Così parla due lingue”
Questa l’affermazione netta e concisa che sentirete da parte di chiunque incontrerete se state per dare il via ad una “famiglia bilingue”.
Eppure non è sempre così facile.
Oggi vi parlerò così della mia “personalissima esperienza”.
Io sono francese, e vivo ormai in Italia da quasi 18 anni (aiuto!)
Quando si è giovani, a certe cose semplicemente non ci si bada. Sto parlando delle proprie origini, delle radici, della cultura di ogni paese. Questo soprattutto se si vive in un paese differente da quello d’origine.
A me l’Italia è sempre piaciuta e piace ancora.
Preferisco la pasta alle patate, le lumache non le voglio nemmeno sentir nominare, e le rane per me non rientrano assolutamente nel range di cose che potrei forse-un giorno-per sbaglio assaggiare. Continuo? Quando viaggio, al mio ritorno, appena oltrepassata la frontiera italiana, un VERO caffè non me lo toglie nessuno.
Certo … non mi chiedete di tifare Italia ai Mondiali … questo ancora non ce la faccio proprio … (e ammetto che nonostante fossi in fase di travaglio ben inoltrata e dolorosa durante la finale degli Europei 2012 ho tifato Spagna. Certo, in silenzio. Dopotutto ero nelle mani di ostetriche e dottori italianissimi … meglio rimanere discreta!)
Fatto sta che quando diventi mamma, tutto ciò assume un’altra dimensione.
L’altro giorno ironizzavo con un mio caro amico napoletano, appena appena fidanzato da poco con una giovane ragazza tedesca: “che coppia” pensavo “dovrai imparare il tedesco!” – “No lei odia il tedesco!”.
No caro mio. Questo non credo sia possibile.
Un giorno forse, anche lei diventerà mamma. E alla piccola creatura nella quale scorrerà un bel po’ del suo sangue (teutonico), lei vorrà sicuramente trasmettere ciò che davvero la rappresenta. Magari non lo crescerà a wurstel & crauti, ma vuoi mettere l’emozione di sentire il suono di “mamma” detto nel suo idioma?
Non a caso si usa dire “lingua madre”, no?!?
Da quando ho potuto stringere mia figlia tra le braccia, la mia identità è diventata sempre più forte. Volevo trasmetterle la mia storia, le mie tradizioni, il mio io.
Volevo che anche lei trascorrendo del tempo con la mia famiglia, potesse ridere di gusto con me alle battute, capire i doppi sensi, i giochi di parole, e potere a sua volta fare dell’ironia.
Volevo che potesse apprezzare anche le mie tradizioni. La “Galette des Rois” dolce tradizionale dell’Epifania, les crêpes del 1 Febbraio, e magari anche i fuochi d’artificio del 14 Luglio.
Questa è una grande ricchezza sì. Ma bisogna poterla conciliare alla perfezione, con “l’altra metà della famiglia bilingue”.
Ecco allora, sempre secondo me, qualche regola utile e semplice da applicare per favorire l’inserimento naturale di una seconda lingua nella vita di vostro figlio.
- Se possibile, rivolgersi al bambino nella propria lingua, sempre e sin dall’inizio. Senza “sgarrare” mai. Da quando mia figlia è nata infatti, non le ho mai parlato in un’altra lingua che non fosse il francese. Suo papà, invece, le parla in italiano.
- A questo proposito, coinvolgete anche tutta la famiglia, se avete la fortuna di averla vicine a voi. Essendo venuta in Italia da bambina, i miei genitori nonché le mie due sorelle abitano qui vicino. Oltre ad essere utile è anche molto pratico! Se Sophia (eh già un nome a metà strada tra Sophie e Sofia … anche li mica si scherza eh!) chiama Nonna, sappiamo che si tratta della nonna paterna, mentre se dice Mamie, allora indica la nonna materna.
- È importante che chiunque, famiglia estesa compresa, rispetti la “propria lingua”. Un giorno mi sono imbestialita contro mio padre che dopo aver parlato alla bambina in italiano mi ha risposto “beh ma capisce”. Sì, grazie. Questo lo so. Ma per un giusto e facile apprendimento, hanno bisogno di avere dei veri riferimenti. Così, sapendo che a tale persona dovranno parlare in italiano, e a quest’altra in francese, sarà molto più facile e veloce per loro memorizzare evitando di fare confusione.
- Spesso, mi capitava di sentirmi giù, pensando che nonostante i miei sforzi, mia figlia sarebbe stata ovviamente più portata a parlare la lingua che sentiva per strada, alla televisione, nei negozi, e addirittura a casa (si con il mio Lui al francese ci stiamo lavorando eh … ma ancora c’è parecchio da fare!). Per cercare di far tornare al centro l’ago della bilancia, si può ricorrere a vari piccoli rituali. La TV: potete fare in modo che il bambino guardi più cartoni animati nella vostra lingua (sarete avvantaggiati se la vostra lingua è l’inglese sicuramente, in caso contrario, via alle spese folli su Amazon per DVD nella vostra lingua, oppure ai classici video su YouTube). Altro rituale interessante è quello della favola della buonanotte. A casa mia leggo solo io, per cui in francese. Ma ho sempre pensato che fosse carino se ogni genitore potesse leggere una favola nella propria lingua (solo che il mio Lui è un po’ pigro … fa nulla … meglio per me, mi trovo così in vantaggio sull’avversario!).
- Infine cercate di fare conoscere nel miglior modo possibile al bambino la vostra lingua e cultura tramite ogni ricorrenza, festa o tradizione. A casa nostra il 6 gennaio viene sì la Befana, ma il pranzo finisce con un dolce tradizionale, che festeggia i Re Magi. Ai compleanni invece, il “Tanti Auguri a Te” viene cantato in due lingue minimo! L’occasione perfetta per “molteplicare” l’accensione delle candeline di cui, si sa, i bambini (sì sì solo loro … uhm…) vanno matti!
Fonte: www.bigodino.it