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Bilinguismo: come cambia la percezione dello spazio e del tempo in chi parla più lingue

Uno studio dimostra come parlare più lingue non solo arricchisca culturalmente e umanamente, ma modifichi la percezione di concetti come tempo e spazio a seconda della lingua che si parla. La mente dei bilingui è talmente flessibile che neanche si accorge di queste modifiche.

Un recente studio dei linguisti Panos Athanasopoulus ed Emanuel Bylund, pubblicato sul Journal of Experimental Psychology, dimostra come il bilinguismo influenzi le percezione dei parametri tempo e volume. Per gli inglesi la pausa caffé è “breve“. Ma se siete italiani o spagnoli la pausa diventa piccola. Dettaglio ininfluente? No. La diversa concezione del tempo influenza la nostra intera percezione.

Hollywood ci aveva provato, e ci è andato molto vicino. Nel film Arrival, Amy Adams veste i panni della linguista Louise Banks. Mentre cerca di decifrare un linguaggio alieno, scopre che il modo in cui gli alieni parlano del tempo permette loro di vedere nel futuro. Sfortunatamente no, i bilingui non possono prevedere il futuro. Però lo studio Athanasopoulos- Bylund dimostra come l’apprendimento di una nuova lingua ricalibri il nostro cervello.

Le persone bilingui riescono a passare da una lingua all’altra rapidamente e senza sforzo, spesso anche inconsciamente. Questo fenomeno è noto come code-switching“Ma diverse lingue incorporano diversi modi di vedere il mondo e diversi modi di organizzare il mondo che ci circonda. Il modo in cui i bilingue trattano questi diversi modi di pensare è un mistero per i ricercatori linguisti”, come si legge nell’articolo di Athanasopoulos.

Tempo e linguaggio: come cambiano le prospettive

Il tempo è un concetto astratto. Non possiamo vederlo né toccarlo. Eppure organizziamo le nostre vite proprio in sua funzione. Proprio per questa sua caratteristica, quando parliamo del tempo usiamo la terminologia di un altro campo delle esperienze, quello dello spazio. Citando Athanasopoulos:

“In svedese, la parola per futuro è ‘framtid’ che letteralmente significa ‘tempo frontale’. … Ma per chi parla la lingua Aymara (parlata in Perù) guardare avanti vuol dire guardare indietro. La parola per futuro (qhipuru) significa ‘tempo indietro’ – quindi l’asse spaziale è invertito: il futuro sta indietro, il passato davanti.”

La logica sottostante a queste parole è che non possiamo guardare al futuro così come non possiamo vedere dietro di noi. Il passato è qualcosa a noi conosciuto, possiamo vederlo come ogni cosa nel nostro campo visivo, davanti a noi.

Il bilinguismo ha effetti psico-fisici sulla nostra mente

Gli inglesi e gli svedesi rimarcano la durata degli eventi con distanze fisiche. Una pausa corta, un party lungo. Gli italiani e gli spagnoli si riferiscono agli eventi usando quantità fisiche. La pausa è piccola, il party grande. Chi parla inglese e svedese proietta il tempo come immagine orizzontale, come fosse una distanza percorsa. Ma gli italiani e gli spagnoli lo vedono come quantità, un volume che si prende spazio.

Negli esperimenti è stato chiesto ai soggetti bilingue di quantificare la durata di un intervallo di tempo basandosi sull’allungamento di una linea oppure sul riempimento graduale di un volume, entrambi proiettati su uno schermo. Le istruzioni venivano fornite con il comando spagnolo ‘Duración’  o con quello svedese ‘Tid’ , che significano entrambi ‘durata’. Se il comando era dato in spagnolo, i volontari basavano la loro stima sul riempimento del contenitore. Al contrario, se il comando era dato in svedese, gli stessi erano portati a considerare l’avanzamento della linea.

“Lo studio di Athanasopoulos conferma l’importanza del linguaggio anche dal punto di vista cognitivo e la capacità che esso ha di plasmare la nostra mente.” commenta la ricercatrice in Psicolinguistica all’Università di Verona, Maria Vender. “L’essere costantemente esposti a due sistemi linguistici porta il bilingue, da un lato a sviluppare una sensibilità più sofisticata alle strutture della lingua, e dall’altro a dover costantemente inibire la lingua che non sta utilizzando in un dato momento.”

Il bilinguismo sarebbe dunque una risorsa preziosa in grado di modificare la nostra mente, il nostro modo di pensare, reagire agli stimoli e passare rapidamente da un compito all’altro. “Questa flessibilità cognitiva sembra conferire una maggiore abilità di concentrarsi solamente sugli stimoli rilevanti.” conclude Vender.

Fonte: Ultima voce

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