È inevitabile che, nel momento in cui si decide di imparare una lingua, si debba ricorrere a dei notevoli sforzi di memoria, sia nell’apprendimento della grammatica e della pronuncia ad ogni livello, sia a livello lessicale. Ciò spesso scoraggia i più pigri, coloro che hanno poco tempo per ripassare le parole e le strutture già viste, e coloro che – a causa dell’età o di qualunque altro fattore – possono contare solo relativamente sulle proprie capacità di incamerare facilmente nella propria testa quel che prima non si conosceva. Eppure, uno studio recente ha dimostrato che ci sono alcuni trucchi per aiutare la memoria a lavorare meglio e di più, con meno difficoltà.
Per riuscirci ci si può spesso servire di differenti mnemotecniche fotografiche, uditive o di associazione logica: il fine, in tutti e tre i casi, consiste nell’associazione del nuovo a qualcosa di già profondamente noto a chi si sta cimentando con un idioma, e che sia per qualche motivo riconducibile facilmente all’elemento da imparare. Può trattarsi di un’associazione soggettiva o oggettiva, letterale o metaforica, numerica o alfabetica, concreta o astratta… In ogni caso, con un po’ di applicazione e di creatività, funziona sempre. A tale tecnica se ne aggiunge un’altra ben più curiosa, che consiste nell’accoppiare la memorizzazione alla gestualità del proprio corpo, a patto che il movimento effettuato consenta ancora una volta al diretto interessato un’associazione fra il gesto compiuto e quanto c’è da apprendere. Non a caso, una recente ricerca – durante la quale è stato chiesto ai partecipanti di imparare un gruppo di vocaboli inesistenti, provenienti da una lingua artificiale – ha dimostrato che l’attività cerebrale di chi imparava usando anche dei gesti era maggiore e influenzava positivamente la memoria.

Fonte: Voci di Città