In età adulta, conoscere più lingue è un indubbio vantaggio cognitivo: aiuta a pensare fuori dagli schemi e a riprendersi più facilmente da eventuali lesioni cerebrali. Ma gli effetti positivi del bilinguismo sono evidenti già da molto prima. Secondo un nuovo studio dell’Università di Washington, si vedono già a 11 mesi di vita, prima che il bambino inizi a parlare, e non riguardano soltanto lo sviluppo del linguaggio.
PIÙ SELETTIVI. Di norma, poco prima che i bambini compino un anno e inizino a parlare, il modo di processare i suoni cambia: è a questo punto che interverrebbero i benefici dell’essere esposti a più di una lingua. Attorno agli 11 mesi di età, chi sta crescendo ascoltando un solo idioma perde la capacità di discriminare (cioè di processare come suoni linguistici, diversi dal “rumore” ambientale) i termini in lingua straniera; una capacità che invece aveva ancora a sei mesi di vita.
DOPPIO LAVORO. I ricercatori hanno misurato con una tecnica chiamata magnetoencefalografia l’attività cerebrale dei bambini intenti ad ascoltare 18 minuti di suoni tipici dell’inglese, dello spagnolo o di entrambi. I bilingui in erba hanno mostrato un’intensa attività neurale in risposta ad entrambi i tipi di suoni, segno che stavano processando entrambe le lingue.
NESSUN RITARDO. I monolingui sono risultati sensibili soltanto all’inglese, e non in modo più spiccato dei coetanei. La prova che il “carico” cognitivo di dover apprendere più di una lingua non rallenta lo sviluppo linguistico del bambino, come talvolta si teme.