Le lingue di fantasia che potresti parlare anche tu

Dalla neolingua di Orwell agli idiomi del Signore degli anelli, passando per il Klingon parlato dai protagonisti di Star Trek: quando le lingue fantastiche hanno una grammatica e un vocabolario.

Il caso più famoso è forse quello del Klingon, la lingua del popolo guerriero di Star Trek: una lingua artificiale, inventata da un linguista per dare credibilità al telefilm.

Ma non è l’unico: la letteratura, il cinema e la tv hanno fatto spesso ricorso alla creazione di lingue altamente specifiche, con tanto di vocabolario e grammatica. Ecco alcuni esempi.

1. La lingua Klingon (nome nativo tlhIngan Hol)
Fu la Paramount Picture, produttrice di Star Trek, nel 1980 a commissionarne la creazione al linguista Mark Okrand. È una lingua gutturale e ci sono solo 12 persone al mondo in grado di parlarla correntemente: tra loro c’è il linguista d’Armond Speers, che per tre anni ha parlato a suo figlio solo in Klingon, per far sì che crescesse bilingue (la moglie intanto gli parlava in inglese). Esperimento fallito: il giovane Speers, che oggi frequenta l’Università, non ricorda una parola della lingua di Star Trek.
Una parola famosa: jIyajbe (non capisco)

 

2. Il Nadsat
Solo uno scrittore geniale come Anthony Burgess nel 1962 poteva pensare di mixare l’inglese e il russo, e farne lo slang dei protagonisti del suo romanzo più famoso: Arancia Meccanica (che in seguito sarebbe diventato il film di culto di Stanley Kubrick).

Quello che non tutti sanno è che Burgess, oltre a scrivere romanzi di successo, era un esperto linguista e fu sempre lui, nel 1981, a inventare la lingua parlata dagli uomini di neanderthal nel film La guerra del fuoco di Jean Jacques Annaud.
Una parola famosa: Drugo (amico)

 

3. Il Na’vi 
È la lingua degli abitanti di Pandora, il mondo immaginario del film Avatar: il regista James Cameron, scrupoloso creatore di kolossal (Alien, Titanic), ha voluto che fosse Paul Frommer, un esperto di linguistica della University of Southern California, a costruire un linguaggio così complesso, che a tratti ricorda la lingua maori.

In attesa del sequel del film, il Na’vi continua a crescere: lo stesso Frommer ha aperto un blog sull’argomento. E per chi volesse cimentarsi, ci sono un sito e un’app che lo insegnano.

Una parola famosa: Tawtute (umano)

 

4. La Neolingua
Nel mondo di 1984, il romanzo apocalittico di George Orwell, la dittatura impone una neolingua (dall’inglese Newspeak), fatta di neologismi che impoveriscono il linguaggio, riducendo in questo modo il senso critico dei cittadini.

Esempi sono sessoreato, che indica tutte le attività sessuali condannate dal regime, e nonpersona, una persona fatta rapire e uccidere dal partito, che tutti gli altri saranno obbligati a credere che non sia mai esistita.

Spesso nella Neolingua i termini cambiano semplicemente di valore, generando una confusione utile al regime: chiamare ministero della Pace, il ministero della Guerra ne è un esempio. Lo scopo della Neolingua è intuibile: impedire la formazione di un pensiero contrario ai principi del Socing, il partito unico con a capo il Grande Fratello.
Una parola famosa: Joycamp/svagocampo (campo dei lavori forzati)

 

5. Il Dothraki e il Valyrian
Le due lingue artificiali del serial tv Game of Thrones (Il trono di spade), sono state inventate dal linguista David J Peterson.

La prima, parlata nella finzione della serie tv da un popolo nomade di origine asiatica, trova origine nel turco, nel russo, nell’inuit e nello swahili e consta di 3000 parole.

Il Valyrian invece richiama il latino e il gaelico, ed è una lingua che si evolve… sui social network: l’autore ha coniato la parola tresy (figlio), di cui è evidente il prefisso tre, in onore dei suoi 3000 follower su Twitter.
Un’espressione famosa: in Alto Valariano, Valar morghulis (tutti gli uomini devono morire), a cui si risponde Valar dohaeris (tutti gli uomini devono servire)

 

6. L’Elfico
JRR Tolkien, il creatore della saga del Signore degli anelli prima di diventare celebre come scrittore, era un rinomato filologo con un passato all’Università di Oxford. E fu l’amore per le lingue a spingerlo a definire il suo romanzo “un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale“. Per fare questo non esitò a infarcire l’opera di idiomi ricchi di lemmi e regole grammaticali, come l’Elfico e il Sindarin (ma se ne contano almeno 11).
Un’espressione famosa: Lle naa vanima (sei stupenda)

Fonte: Focus