Non esiste un record ufficiale per il numero di lingue parlate da una singola persona, ma, per avere un termine di paragone, si può fare riferimento a uno dei più noti iper-poliglotti, termine che definisce persone che parlano in modo fluente sei o più lingue.
Alexander Arguelles, un linguista statunitense, ne ha studiate tra le 60 e le 70, anche se, come la maggior parte dei poliglotti che vantano la conoscenza di così tanti idiomi, non è per davvero certo del numero di lingue che conosce. Questo anche perché diversi idiomi sono versioni arcaiche di altri, e con essi si sovrappongono, e ci sono poi lingue morteche Arguelles comprende e traduce, ma che non avrebbe senso parlare.
MA COME FA? Arguelles racconta di aver studiato principalmente come autodidatta, con un metodo che definisce shadowing(letteralmente “ripercorrere passo passo”): mentre cammina all’aria aperta ascolta registrazioni della lingua da imparare e ne ripete i termini a voce alta, simultaneamente alla voce udita in cuffia. Così familiarizza: seguono poi molte ore di studio. Per il linguista, imparare nuovi modi per comunicare è un esercizio mentale irrinunciabile simile alla ginnastica.
PAROLACCE. Con questa tecnica riesce a interiorizzare anche una lingua a settimana, anche se ora ha deciso di dedicarsi soltanto agli idiomi che permettono di accedere a patrimoni letterari e culturali ricchi, come il persiano (Iran, Tagikistan, Afghanistan e Uzbekistan), l’arabo e il russo. Arguelles, che proviene da una famiglia poliglotta e sta insegnando altrettanto ai propri figli – per metà coreani – afferma che le lingue apprese non interferiscono fra loro e che, quando deve inveire, lo fa spontaneamente in tedesco.