Dal socialista Mitterrand al gollista Sarkozy, non c’è stato presidente francese che non abbia varato leggi per valorizzare e meglio custodire la lingua della nazione. Il ministero della Cultura di Francia non sarebbe mai incappato in simile infortunio. È invece capitato in Italia. Ed è interessante notare la discrepanza tra due dati ufficiali: l’italiano è tra le lingue più studiate al mondo; tra i cittadini dell’Ocse, gli italiani sono quelli che peggio padroneggiano la propria lingua nazionale. Vien da pensare che non meritiamo gli allori di cui godiamo. Vien da chiedersi perché Dante e Machiavelli, capisaldi della nostra cultura nazionale, siano più celebrati negli Stati Uniti che da noi. La pubblicitaria Annamaria Testa ha lanciato la petizione “Dillo in italiano”.«La capacità attrattiva della lingua – ha scritto – è un importante fattore di soft power». Cioè di condizionamento internazionale. Verissimo. Poi, con pazienza, verrà probabilmente il giorno in cui lo capiranno anche gli alti burocrati pubblici e i ministri della Repubblica italiana.